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Channel: Storie di Espatriati – Sir Koala Londinese | Non il Solito Blog su Londra!
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Storie Di Espatriati | N. 5 La Stanza Dell’Amore

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É primo pomeriggio quando riesco finalmente a sbarcare nella piccola isola greca di Paros.




Finalmente, mi dico cercando di farmi largo fra la piccola folla che accalca la banchina, e il forte vento che da giorni tormenta questa parte di lembo greco.

Il piccolo hotel a conduzione familiare che ho prenotato per una settimanella a un prezzo stracciato il cui totale equivale a 1 notte in una singola a Londra, dovrebbe essere poco piú giú, vicino a una spiaggetta.

Mi incammino lungo il molo con il vento che mi fa muro, e l’acqua del mare portata dal vento che mi inzuppa i vestiti piú di quanto lo siano per il sudore. Mi fermo un attimo a riprendere fiato, anche perché sto per avere una crisi, non so se mistica o di nervi. Sono stanca, sudata e insalsedinata, e la nave per via del mare forza-forse-rimango-ancorata-al-porto, ha fatto un ritardo mostruoso, a questo punto non so nemmeno se mi hanno tenuto la stanza!

Cerco di guardare il foglietto umido e stropicciato con appuntato l’indirizzo del piccolo albergo sperando di capirci qualcosa, vorrei chiedere una informazione ma casualmente sembra che questo lato dell’isola si sia improvvisamente svuotato di turisti, e sia abitato solo da pescatori che se ne stanno placidi sulle loro barchette scosse dalle onde come fossero di carta, a districare i nodi delle loro reti gialle, preparandole per la pesca dell’indomani mattina.

Sto per lanciare il trolley in mare perché non ce la faccio piú a strattonarlo fra le raffiche di vento e il ciottolato del marciapiede, e onestamente il mio braccio é ormai lungo quanto quello dell’Ispettore Gadget, quando … finalmente spunta all’orizzonte il mio alberghetto.




Accellero il passo, fanculo al vento che mi fa muraglia, e spedita entro nell’hall/ristorante, subito mi viene incontro una donna piccolina di statura, sto per dirle chi sono ma lei mi precede, e sorridente, in un inglese stentato mi dice che quasi non ci speravano piú a vedermi arrivare visto il mare grosso, e invece ce l’ho fatta e tutto é dunque finito bene 🙂

Io tiro un sospiro di sollievo pensando che allora la stanzina é ancora mia!

Lei sorride e mi guarda per un lungo momento, come a soppesare qualcosa, ma prima che possa chiedere che cosa, lei sempre con fare gentile mi invita a seguirla su per delle scale, fino ad arrivare a una porticina color grigio-panna con su una placchetta dorata: numero 5.

Lei infila la chiave, e sembra prendere un grosso respiro prima di aprire e farmi entrare. La stanza é piccolina, basica ma di un basico che tutto sommato sembra la stanza di un frate di clausura se non fosse per il tocco di vanitá di una vecchia mensola con specchio.

Vieni, mi fa cenno lei guidandomi verso una porta-finestra celata dietro una sottile tenda bianca, vieni a vedere, questo é il pezzo forte della stanza, mi dice tutta sorridente.

Io mi sporgo dietro di lei e … sí la stanza sará pure piccola, scarna e super-basica, ma la vista sulla spiaggia e il mare é impareggiabile e ricompra tutto. Se lascio la finestra aperta, sará come dormire sulla spiaggia, dolcemente cullata dal rumore delle onde.

Sai, mi dice mordendosi appena le labbra, questa stanza si chiama la stanza dell’amore.

Io mi volto e la guardo, ho ancora lo zainone sulle spalle, e i vestiti appiccicati addosso, bagnati di sudore e salsedine.

Quindici anni fa sono venuta qui in vacanza e mi fu data proprio questa stanza, inizia a raccontare mentre le sue dita sottili scivolano e giocherellano lungo la tenda, e il suo sguardo é perso sul mare, le mie amiche finite la vancanza se ne tornarono a casa, io invece sono rimasta qui, perché mi sono innamorata di questa isola e … di lui, il proprietario di questo piccolo albergo che poi é diventato mio marito, e il padre di due bimbe. Questa stanza é speciale.

Oh, esclamo piano io, e rimaniamo un attimo in silenzio, entrambe a guardare fuori la piccola spiaggia, poi sussurro un grazie é davvero una bella storia.

Lei annuisce e mi lascia sola chiudendo piano la porta dietro di sé. Rimango in piedi davanti alla finestra con lo zaino ancora sulle spalle, ospite di una stanza speciale, a chiedermi come mai abbia scelto di dare proprio a me questa stanza, visto che sembro essere l’unica al momento ad alloggiare nell’albergo.

Il giorno seguente magicamente il vento é sparito, lasciando l’isola inusualmente silenziosa per questo periodo dell’anno. Me ne sto accoccolata su di un muretto sotto un albero dopo aver fatto una lunga nuotata, a fissare il lento via vai di qualche abitante del posto, e attendere l’inabissarsi del sole nel Mare Egeo.

Quando scorgo moglie e marito seduti alle mie spalle che mi fanno cenno di venire. Raccolgo il mio pareo, attraverso la stradina che divide la spiaggia dal cemento, e mi vado a sedere con loro.

Iniziano a raccontarsi, la loro storia d’amore nata grazie a una prenotazione, a una vacanza organizzata all’ultimo minuto, a una estate di quindicianni fa in cerca di refrigerio in questa isoletta del Mare Egeo, che di certo non era famosa quanto le sorelle maggiori, Santorini e Mykonos. Si guardano innamorati mentre nel loro inglese stentato si raccontano, e poi mi chiedono che ci fa una ragazza in solitaria in questo minuscolo angolo di Egeo.

Mentre li guardo mi chiedo se capiterá anche a me, io che di soprannome ho quello di zingara tanto sembro non riuscire a mettere radici da nessuna parte, di finire innamorata di una terra, di un posto, di un luogo e … di un uomo.

Di finire a raccontare che io in quella stanza, su quel volo, su quel treno, su quella spiaggia … io mi sono innamorata, io ho messo finalmente le mie radici da qualche parte in questo vasto mondo. Loro si congedano e io salgo in stanza ad ammirare il tramonto dal balconcino dell’amore.

La vacanza vola fra i loro racconti e le bimbe che mi mostrano felici i nuovi zainetti di scuola, che la prossima settimana anche qui si rinizia!

L’ultimo giorno mentre me ne sto uscendo dall’albergo, direzione porto, lei mi rincorre e mi ferma, mi tira a sé e stringe forte, forte come fa una mamma, o un’amica che non vedevi da tempo, e sai che passerá altro tempo prima che la rivedrai.

Se vengo a Roma, e tu ci sei, possiamo vederci? Mi chiede speranzosa, e io le rispondo di sí e le scrivo su un pezzetto di carta come puó contattarmi.

Fai buon viaggio, ci mancherai, mi sussurra lasciandomi andare, e non so che dire se non grazie.

Mentre mi incammino e passo sotto quel balconcino di quella stanza numero 5, la stanza dell’amore, mi volto e la vedo lungo la stradina lí ferma sorridente che mi saluta, ed é come se mi avesse spalmato addosso un balsamo benefico, un balsamo che profuma di salsedine e di qualcosa di dolce … dolce, come solo l’amore per una terra, un luogo e per una persona puó essere.




Sir Koala ringrazia e saluta.

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